#play14 2019


Non siamo più pienamente vivi, più completamente noi stessi, e più profondamente assorti in qualcosa, che quando giochiamo.
Charles E. Schaefer

#play14 è una "non conferenza" di due giorni dedicata al serious gaming in cui  si affronta il tema del gioco come strumento di team building, analisi retrospettiva, apprendimento, modellazione, problem solving e molto altro ancora.

#play14  si basa sul formato della unconference, uno schema molto semplice e libero: i partecipanti propongono una serie di attività che vanno a costituire il programma; ogni partecipante può assistere a ciò che reputa più interessante; ognuno può entrare o uscire dalle varie attività, sia per portare in altri gruppi quanto sentito altrove — la cosiddetta cross pollination — sia per non occupare il tempo in discussioni che non sono di suo interesse. 


Il format della “non conferenza” enfatizza l'aspetto partecipativo e l'interazione tra persone che sono interessate a temi comuni ed elimina alcuni aspetti tipici delle tradizionali conferenze, quali un programma rigido e prestabilito o la sola presentazione frontale degli argomenti tramite talk.

Fin dalla prima edizione, l’obiettivo della conferenza è stato quello di portare la personale esperienza e le proprie conoscenze in merito all‘utilizzo di varie tecniche di  gioco tramite le quali apprendere alcuni dei concetti fondamentali dell‘Agile, del lavoro di gruppo della collaborazione.

Le attività presentate dai vari partecipanti diventano quindi un modo per condividere strumenti per studiare un sistema, per definire un modello di un sistema, per fare una retrospettiva in modo diverso e divertente, per isolare la causa di un problema.

Durante i tre giorni, in un ambiente estremamente informale, divertente e stimolante, i partecipanti possono  sperimentare  varie tematiche legate al management, al coaching, alla gestione dei gruppi di lavoro, all'analisi dei problemi e molto altro ancora.

Portata in Italia dal team di Agile Reloaded nel 2016, quest'anno la conferenza si è tenuta presso il Future Lab, una fantastica location nei pressi di Bologna.

Il primo giorno

La prima sera normalmente è dedicata a eventi "sociali" utili per conoscersi e rompere il ghiaccio. Quest'anno gli organizzatori avevano organizzato due sessioni di serious social game


Nella prima, denominata Human Bingo, i partecipanti, un po' come nella tombola dovevano completare la propria scheda dove numeri della tombola sono sostituiti da una "matrice di competenze", come direbbero quelli bravi: dal saper suonare un kazoo all'aver cinque gatti a casa al coltivare insalata in terrazza.

Nel prosieguo della serata, i partecipanti hanno sperimentato metodi alternativi per lavorare insieme.

Conoscersi vuol dire anche guardare oltre le apparenze: un ritratto disegnato su una busta di carta potrebbe essere un ottimo modo per raccontare cosa c'è dietro un volto.

Sperimentare come sperimentare

I vari giochi proposti in un contesto  estremamente informale, divertente e stimolante, hanno permesso ai  partecipanti di sperimentare varie tematiche legate al management, al coaching, alla gestione dei gruppi di lavoro, all'analisi dei problemi e molto altro ancora.

Un tavolo, una scrivania, un prato o perché no, l'interno di una vecchia auto. 
Il (non) scegliere la location è il modo migliore per accendere la fantasia, il pensiero laterale e dar vita a nuovi modi di pensare fuori dagli schemi.

Il riscontro e il confronto con altri professionisti è sempre importante. #Play14 è uno spazio e una opportunità di scambio molto arricchente. Ci rivediamo alla prossima occasione!

Silvia, serious gamer

Quante cose puoi essere in due giorni al #play14?
Puoi essere uno stimato ricercatore che presenta slide sull'ikebana e sulla rete fognaria milanese, un batterio, Arianna nel labirinto,  puoi sentirti a Broadway tra piume di struzzo oppure essere nominato campione nazionale di morra e cheerleader.
Puoi costruire la cattedrale di Timisoara con dei bastoncini e risolvere il problema della fame nel mondo uscendo fuori dal tunnel.
Puoi ascoltare una canzone tramite le vibrazioni, imparare che si comunica senza voce e si può litigare senza parole.
E dire grazie facendo viaggiare una carta della gratitudine!


Stefania, serious player

Pura energia

La guerra di palline, ossia liberare la propria energia e urlare con tutta la voce che abbiamo. Un modo semplice per scaricare lo stress e attivare la parte del nostro cervello più creativa e innovativa.

La facilitazione

Spesso i giochi hanno bisogno di un bravo facilitatore che sappia guidare e regolare le dinamiche di gruppo, suggerire e stimolare i partecipanti. 

A #play14 spesso non serve. I giocatori si inventano nuovi modi di intendere il gioco, nuove soluzioni compatibili con il regolamento ma totalmente innovative rispetto a quanto proposto.

Un ombrellone può diventare un membro del team in modo da sconfiggere gli avversari anche se nessuno lo aveva permesso?

Sì un ombrellone può essere anche questo.

Dalle foto non si direbbe, ma stiamo lavorando. Impegnati a giocare come se non ci fosse un domani, chiacchierare di lavoro e progetti con persone che non ho mai visto prima e sentirmi a mio agio, ricevendo ottimi spunti e consigli per la mia attività. Sole, musica, una grande location.  È #play14, ci devi venire la prossima volta!

Piergiorgio, serious player

La notte scende, la magia si accende...

Con la sera tutto cambia. I giochi acquistano un'aura differente. 

Anche se sono passate solo poche ore da quando la (non)conferenza è iniziata, le persone sembrano  conoscersi da una vita.
Il clima è ormai quello del gruppo di amici. 

Si potrebbe parlare di complessità o organizzare uno spot commerciale, la non-seriosità sarebbe lo stessa.

I risultati di grandissimo effetto.

Il secondo giorno

Parte il market place

Se il primo giorno serve per socializzare, conoscersi e rompere il ghiaccio, con il venerdì la conferenza entra nel vivo con il programma dei serious games.

Dato che si tratta di una unconference, il programma viene stabilito direttamente dai partecipanti secondo il classico meccanismo del marketplace: chi lo desidera può fare una  proposta che andrà a comporre il programma della giornata. 

Ogni partecipante può proporre giochi dai temi e dalle dinamiche più disparate: dal team building, alla comunicazione, al pensiero laterale.

Il pensiero computazionale

I giochi presentati da Alessandro sono molto interessanti per allenare il pensiero computazionale, capacità che mettiamo in atto ogni volta che dobbiamo per esempio svolgere un ordinamento o reperire un'informazione.
Alessandro è professore ordinario di Sistemi per l'elaborazione dell'informazione all'Università di Urbino, dove conduce studi e ricerche nel campo delle tecnologie digitali applicate all'innovazione sociale. 

Alessandro mentre coordina la  creazione di un calcolatore umano: i partecipanti, organizzati secondo un reticolo che riproduce gli stati logici dei bit, simulano alcune semplici computazioni.

Alcuni giochi funzionano meglio se ci mettiamo in una condizione di difficoltà: qui nella foto i partecipanti provano a giocare ad Happy Salmon, un gioco svolto normalmente ad altissima energia e velocità, ma che se giocato bendati mette in luce tutt'altre caratteristiche e richiede competenze differenti.

In competizione per la soluzione vincente

Molti giochi sono interessanti perché uniscono una componente di energia con la logica e alcuni principi di teoria dei processi.

In questo gioco, presentato da Piergiorgio Lovato, oltre alla capacità di collaborare in gruppo è necessario saper applicare pensiero laterale, strategie di problem solving, oltre che alcuni principi basilari della Lean Production

Qui i partecipanti, divisi in squadre, dovevano "traghettare" i compagni su una improvvisata barella fatta di nastro adesivo. Lunghezza del nastro usato e numero di kg trasportati sono fattori che influiscono sulla performance della squadra e sul punteggio finale.

Comfort e panic zone

Pino Decandia, uno degli organizzatori di Agile Reloaded, ha presentato un gioco che mette in luce le differenze fra le dinamiche decisionali quando ci troviamo all'interno o all'esterno della nostra area di comfort.

La nostra vita ci vede in costante passaggio dalla zona di comfort a quella di influenza, dove le nostre azioni possono solo influenzare il comportamento degli altri e il contesto.

Le azioni che compiamo appartengono all'area detta sfera di competenza

Kanban al ristorante

Qual è il modo migliore per imparare uno strumento di gestione del processo? Provarlo in pratica.

E così al pomeriggio del secondo giorno, i partecipanti divisi in gruppi hanno sperimentato Kanban partecipando al gioco Kanban Bruschetta, una implementazione realistica dei principi della produzione snella, dove si univa la teoria lean con la cucina.

Ogni squadra doveva implementare il processo di lavorazione secondo i classici principi lean: "stop starting, start finishing", WIP limit, flow management.
L'oggetto della lavorazione erano le bruschette... che poi avremmo mangiato a cena.

La gara, svoltasi in iterazioni, prevedeva l'aggiunta a ogni step di un dettaglio volto a condizionare — e migliorare — le performance dei team: backlog ordinato, definizione del processo, WIP limit, flow management.

Il terzo giorno

Ormai il ghiaccio è rotto

Il format del marketplace ormai è conosciuto da tutti, per cui si ricomincia con la preparazione del programma della giornata. E quindi tutti davanti alla board per la composizione del programma.

In questo caso Luca Bergero, coach di Agile Reloaded, presenta uno dei suoi giochi  di carte sulla cooperazione: tutti vinciamo o tutti perdiamo. 
Questi giochi sono basati su carte che stimolano un confronto sul modo in cui lavoriamo insieme verso uno stesso obiettivo e su come comunichiamo. 

Chaos Brain

Nel corso del secolo scorso si è radicata la convinzione che il nostro cervello potesse svolgere più cose nello stesso tempo.
Tale convinzione sul posto di lavoro è diventata una vera e propria "religione", usata come strumento per aumentare la produttività e sopperire alle disfunzioni organizzative, i colli di bottiglia, le infinite attese.

Quello che gli inventori del Lean, scoprirono cronometro alla mano, è che maggiore è il numero di cose  che facciamo in parallelo, minore sono le performance complessive.

Chaos Brain è un divertente gioco che mostra come sia impossibile eseguire movimenti complessi, fare calcoli ed esercizi di logica, allo stesso tempo.

Olympics Serious Games

Il terzo giorno, uscendo per una volta anche fuori dal classico schema del marketplace, gli organizzatori hanno proposto una competizione a squadre in cui sono stati effettuati svariati giochi in sequenza: lo zoom infinito, la collaborazione cieca, lo helium stick e il puzzle collaborativo.

Tutti i giochi erano accomunati dal concetto di sfida, ma anche di collaborazione, fra squadre differenti, oltre ovviamente alla collaborazione all'interno di ogni team.

Immaginate una splendida location in cui si ritrovano un centinaio di consulenti, formatori, facilitatori, coach, scrum master, programmatori...
Ora togliete loro camicia e scarpe stringate e trasformateli per tre giorni in un branco di scalmanati in t-shirt e piedi scalzi che giocano divertendosi a fare costruzioni con il Lego o a preparare bruschette kanban e si rincorrono al richiamo di “Happy salmon!”.
Ecco, questo è il potente effetto di  #play14 la non-conferenza sul serious gaming organizzata dai grandissimi Giovanni, Pino, Fabio, Antonio e Stefania e tutto lo staff di Agile Reloaded.
Un mio grazie speciale a Piergiorgio
  e Federica , come al solito straordinari compagni di viaggio e di avventure. A Luigi per le “dritte” su un gioco che non conoscevo. Ad Andrea per aver preparato con me le migliori bruschette “lean”. Il nostro è vero amore (per il Lean, cos’avevate capito?).
E a tutti i nuovi e sorprendenti colleghi che ho conosciuto o reincontrato: Mauro, Federico, Virgilio, Nancy, Valentina, Marcella, Luca e tanti, tantissimi altri!

Alla prossima, chissà dove?!?


Giulia, serious player

Ciao mamma, guarda come mi diverto...
Devo aver sentito un pò troppo spesso questa canzone da bambina, perchè "da grande" ho deciso che il divertimento dovesse essere imprescindibile non solo nella mia vita, ma anche nel mio lavoro.

#play14 è stata un'occasione per fare questo: da questi tre giorni pieni e faticosi mi porto a casa tanti insegnamenti, tante idee da implementare a lavoro, tante belle persone conosciute e una scarica di energia positiva.


Elisa, serious player 


E poi si gioca indoor

All'interno della struttura, un vero e proprio museo, i giochi ripartono fra antichi banchi di scuola e una palestra autenticamente vintage.



Giocare non è solo per bambini, ma per gli adulti.
Partecipare a #play14 Italia significa abbandonare la tecnologia per tre giorni e concentrarsi sulle competenze che veramente servono a un team per raggiungere il successo.

Gli icebreaker sono sottovalutati: sono dei giochi che non solo servono a "rompere il ghiaccio" tra persone, ma aiutano a identificare i lati delle persone che difficilmente vedresti in un contesto lavorativo, ma che possono fare la differenza. 

L’importanza della retrospettiva: un’attività, un gioco, rimane tale finché non si dedica del tempo per analizzarlo, capire le dinamiche e migliorare. 

Celebrare il fallimento: significa dare la giusta importanza a quel "passo falso" che il tuo team ha fatto. Possiamo arrivare al nostro obiettivo solamente passando dagli errori. Bisogna fallire in modo intelligente; e celebriamolo allora con entusiasmo.

Incontrare persone fantastiche, affamate di conoscenza e vogliose di condividere. Solo scambiandosi la conoscenza possiamo crescere ed essere professionisti migliori.

Non sei mai stato ad un #play14? Non sai cosa ti perdi!

Mauro, serious player


Perché partecipare al #play14? Vi dico perché NON partecipare!!! Perché si ride, si scherza, si gioca e poi... Poi vorresti che tutte le tue giornate fossero così!!!

Giuliana, serious player